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Da oltre 460 anni i cavalli corrono liberi nelle Corse a Vuoto per le vie rinascimentali di Ronciglione.
Le origini di Ronciglione risalgono agli insediamenti abitativi di epoca Etrusca; si trova sulla via Cassia Cimina, a Nord-Ovest di Roma, da cui dista 59 Km. Raggiunse il suo massimo splendore in epoca farnesiana, dove fu ducato, poi stato; vi si batteva moneta e con i suoi numerosi opifici era la città industriale più grande del centro-sud Italia. Con i Farnese, nel 1548, iniziano le “Corse a Vuoto”, spostate da Roma dove si tenevano durante il Carnevale Romano (sfogliando i documenti che riguardano la carriera dei cavalli “barberi” scopriamo che il nome fu trasformato da cavalli berberi in barberi in onore del popolo nordafricano. Tale cavallo già noto sin dall’antichità venne portato a Roma per farlo correre al Circo Massimo e nelle varie competizioni). Da allora, escluso il periodo bellico delle due guerre mondiali, le Corse a Vuoto si sono sempre tenute utilizzando le ampie vie rinascimentali di epoca farnesiana, che attraversano tutta la città da sud a nord. Durante gli anni il percorso è stato sempre lo stesso, di circa 800 metri, dalla partenza all’arrivo e con il tratto conclusivo, chiamato Montecavallo, in pendenza. La pista è stata adeguata tecnicamente per garantire la sicurezza e il benessere dei cavalli.
Oggi le Corse a Vuoto si tengono per la festa del Santo Patrono S. Bartolomeo, fine agosto. La caratteristica principale di questa manifestazione popolare è che i cavalli corrono senza fantino, liberamente, sulla pista realizzata nelle strade di Ronciglione dove il cuore dei suoi abitanti galoppa in sella ai cavalli. Un omaggio vero e rispettoso a Sua Maestà il cavallo che ha origini lontanissime, una coreografia imponente, una costruzione meticolosa, quotidiana, che dura da un anno all’altro e coinvolge tutta la popolazione.
Ronciglione è divisa in nove Rioni che insieme alle istituzioni cittadine, dall’inizio alla fine della competizione, difendono, coccolano il cavallo, che perciò è rispettato da tutti, proprio per questa sua funzione. Insomma, una Festa dei Cavalli che si svolge per il cavallo e con i cavalli, che ne sono gli unici protagonisti, perché possono correre come la natura ha loro insegnato da sempre a fare, quando vogliono essere liberi. Una commissione ufficiale di Veterinari prima di ogni carriera visita scrupolosamente i cavalli e ne dichiara l’idoneità alla competizione mentre, a fine carriera, vengono effettuati i prelievi ematici per il test antidoping.
La Partenza, il momento clou delle corse a vuoto
La partenza è un rito. Il mossiere da sopra al baldacchino chiama il Rione per portare il cavallo all’interno del box assegnato, il Lascino lo fa entrare all’interno del box, davanti il canapo che verrà abbassato dal mossiere quando tutti i cavalli saranno entrati e tutti i cancelletti chiusi. Momenti di suspense, il Lascino (l’uomo che accompagna il cavallo alla partenza) toglie le briglie, regna un silenzio davvero impressionante, fino a quando il mossiere apre una busta dove vi sono indicati i secondi d’attesa prima di dare il via. Il canapo si abbassa e i destrieri partono al gran galoppo. Momenti emozionanti e da brivido: i cavalli nella loro incredibile leggiadria galoppano a tutta velocità; la folla, al passaggio dei cavalli, grida, salta, alza le braccia in segno ammirazione.
Antica quanto la storia dell’uomo la bellezza e l’energia di questi animali, con la loro voglia naturale di correre e di arrivare primi alla meta. Durante il percorso il tutto il popolo dei rioni al passaggio dei cavalli sventola i fazzoletti con i tipici colori sociali e giubila; una volta passati i cavalli, tutti si voltano verso i maxi schermi per seguire la carriera in diretta. Quando poi i cavalli arrivano in piazza della Nave e si accingono ad affrontare la curva del Gricio (il nome non fa riferimento al Griso manzoniano, ma ad un rivenditore di frutta e verdura, il Gricio appunto, che esponeva la mercanzia lì all’angolo), dove i cavalli cambiano il passo per poi salire lungo Montecavallo in fondo al quale ci sono i Chiappini (quattro rappresentanti per Rione), che aiutandosi a vicenda fermano e trattengono queste magnifiche creature.
Queste righe rendono solo parzialmente quello che per i Ronciglionesi è la Corsa dei Barberi. Le parole non bastano, bisognerebbe viverla, partecipare alle varie fasi.
I turisti ed in particolare gli stranieri sono ben accetti, anzi hanno sempre un posto d’onore nelle varie fasi preparatorie e conviviali perché, per i ronciglionesi, far conoscere questa meravigliosa tradizione di quasi 500 anni è stato ed è sempre un orgoglio e un obbligo morale tramandato dai vecchi saggi delle Corse a Vuoto.